Scheda naltrexone/bupropione
Maria Carpentieri
SOC Endocrinologia, Malattie del Metabolismo e Nutrizione Clinica, ASUI, Udine
Meccanismo d’azione
L’azione sul calo ponderale è data dalla sinergia del meccanismo di azione dei suoi principi attivi.
Il bupropione è un inibitore della ricaptazione della dopamina e della noradrenalina che a livello del nucleo arcuato stimola i neuroni a rilasciare alfa-MSH; i neuroni della POMC rilasciano anche ß-endorfina, che svolge un feed-back negativo sui neuroni della POMC stessa. A seguire l’alfa-MSH si lega ai recettori MC4 nel nucleo para-ventricolare, inducendo a cascata l’aumento della spesa energetica e la riduzione dell’introduzione di cibo.
Il naltrexone è un antagonista del recettore per gli oppioidi che blocca il feed-back negativo esercitato dalla ß-endorfina, consentendo così una più protratta stimolazione dei neuroni della POMC.
Indicazioni
In aggiunta a uno stile di vita adeguato (dieta ipocalorica e attività fisica), per la gestione del peso negli adulti (≥ 18 anni) con BMI:
- ≥ 30 kg/m2 (obesi);
- ≥ 27 kg/m2 (sovrappeso) in presenza di una o più comorbilità correlate al peso (ad es. diabete di tipo 2, dislipidemia o ipertensione).
Controindicazioni assolute
- Ipertensione arteriosa in scarso controllo
- Storia di convulsioni attuali o pregresse
- Neoplasia del sistema nervoso
- Astinenza da alcool o benzodiazepine
- Disturbo bipolare
- Storia pregressa o attuale di bulimia o anoressia nervosa
- Dipendenza cronica da oppiacei o sindrome acuta da astinenza di oppiacei
- Somministrazione contemporanea di inibitori delle mono-aminossidasi (IMAO). Fra l'interruzione del trattamento con IMAO e l'inizio del trattamento con naltrexone/bupropione devono trascorrere almeno 14 giorni
- Compromissione epatica severa
- Insufficienza renale allo stadio terminale
Confezioni disponibili
Mysimba 8 mg/90 mg, 28 compresse a rilascio prolungato (confezione per avvio terapia).
Mysimba 8 mg/90 mg 112 compresse a rilascio prolungato.
Posologia
All'inizio del trattamento, la dose va incrementata gradualmente, nell’arco di almeno 4 settimane:
- 1° settimana: una compressa al mattino;
- 2° settimana: una compressa al mattino e una compressa alla sera;
- 3° settimana: due compresse al mattino e una compressa alla sera;
- dalla 4° settimana in poi: due compresse al mattino e due compresse alla sera.
In caso di comparsa di nausea o altri effetti collaterali minori, aspettare qualche settimana in più per eseguire i vari aumenti di posologia.
Le compresse vanno deglutite intere con acqua, meglio se a stomaco pieno.
Se non viene presa una dose, non prendere una dose aggiuntiva, ma prendere la dose successiva prescritta all’ora abituale.
Effetti collaterali frequenti
Molto comuni: nausea, vomito, stipsi, cefalea.
Comuni: capogiro, tremore, ansia, bocca asciutta, palpitazioni, aumento frequenza cardiaca, aumento pressione arteriosa, vampate di calore.
Precauzioni
Il trattamento deve essere interrotto dopo 16 settimane se non si è avuta una perdita di perso pari almeno al 5% del peso iniziale.
Suicidio e comportamento suicidario: alcune metanalisi di studi clinici su pazienti in terapia con bupropione per depressione hanno mostrato un aumento del rischio di comportamenti suicidari in pazienti < 25 anni. Negli studi clinici controllati condotti fino a 56 settimane con naltrexone/bupropione per il trattamento dell’obesità nei soggetti adulti, non sono stati segnalati suicidi o tentativi di suicidio. Dati post-commercializzazione segnalano eventi di suicidalità (compresa l’ideazione suicidaria) in soggetti di tutte le età. La terapia deve essere pertanto associata a un’attenta supervisione, in particolare nei pazienti ad alto rischio, soprattutto all’inizio del trattamento e in seguito a modifiche del dosaggio. I pazienti devono essere avvertiti della necessità di monitorare qualsiasi peggioramento del quadro clinico, comportamenti o pensieri suicidari o cambiamenti inusuali del comportamento, e di rivolgersi immediatamente al medico se compaiono questi sintomi.
Interazioni: usare cautela nell’uso concomitante con farmaci che interferiscono con il citocromo P450, CYP2B6 (ticlopidina, ritonavir, fenitoina) e CYP2D6 (tamoxifene, anti-depressivi triciclici, SSRI, ß-bloccanti).
Anziani: utilizzare con cautela in pazienti di età > 65 anni, non raccomandato in pazienti > 75 anni.
Malattia cardio-vascolare: è previsto un modico rialzo pressorio nelle prime settimane di avvio della terapia. Non è nota la sicurezza in pazienti con storia recente di infarto miocardico, cardiopatia instabile di classe III o IV NYHA o insufficienza cardiaca congestizia. Usare con prudenza in pazienti con malattia coronarica attiva o anamnesi di malattia cerebro-vascolare, o con familiari deceduti per morte improvvisa.
Compromissione renale: non è necessaria riduzione della dose in pazienti con compromissione renale lieve. Con compromissione renale da moderata a severa non superare le 2 cp/die. Controindicato in pazienti con insufficienza renale allo stadio terminale.
Compromissione epatica: se lieve, non superare le 2 cp/die; se moderata non raccomandato, se grave controindicato.
Limitazioni prescrittive
Medicinale a totale carico del paziente, soggetto a prescrizione medica limitativa, da rinnovare volta per volta, vendibile al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti.
Scheda glucagone
Giuseppe Lisco
UO di Endocrinologia, Malattie del Metabolismo e Nutrizione Clinica, Ospedale A. Perrino, Brindisi
Dipartimento Interdisciplinare di Medicina, Sezione di Medicina Interna, Geriatria, Endocrinologia e Malattie Rare, Scuola di Medicina, Università di Bari Aldo Moro
(aggiornato 26 ottobre 2021)
Elementi di fisiologia
Il glucagone è un ormone peptidico composto da 29 residui aminoacidici (1), sintetizzato e increto dalle alfa-cellule delle isole di Langherans a seguito di un processo di clivaggio seriato (pre-pro-glucagone --> pro-glucagone --> glucagone) (2).
La concentrazione sierica di glucagone oscilla tra 50 e 100 ng/L e la sua emivita è breve. La secrezione è:
- stimolata da esercizio fisico, digiuno prolungato, ingestione di proteine e ipoglicemia;
- soppressa da iperglicemia (attraverso il feed-back negativo esercitato dall’insulina) (2).
L’ipoglicemia riduce il flusso di glucosio nell’alfa-cellula, che si associa a ridotta produzione di ATP, che, a sua volta, determina rallentamento dell’attività di trasporto dei canali del potassio ATP-dipendenti. Ne consegue rallentato flusso di potassio in direzione extra-cellulare, che determina depolarizzazione dell’alfa-cellula, cui corrisponde attivazione dei canali voltaggio-dipendenti, che aumentano l’afflusso intra-cellulare di sodio e calcio. L’aumento della concentrazione intra-cellulare di calcio porta al rilascio dei granuli secretori di glucagone (3).
Meccanismo d’azione
A livello epatico, il glucagone lega il suo recettore, con conseguente attivazione intra-cellulare di adenilciclasi, formazione di cAMP e successiva attivazione di protein-chinasi A cAMP-dipendente, responsabile dell’attivazione della glicogenolisi. L’azione è molto potente: 1 mmol di ormone può rapidamente decomporre 3000 mmol di glicogeno. L’efficacia del glucagone è massima in presenza di sufficienti livelli di glicogeno a livello epatico.
Oltre a questa, il glucagone promuove la gluconeogenesi epatica a partire da substrati alternativi, come aminoacidi e glicerolo. In aggiunta, il glucagone stimola l’attività lipasica, con idrolisi dei trigliceridi in acidi grassi e glicerolo, successiva ossidazione degli acidi grassi e formazione di corpi chetonici.
Il glucagone rallenta la motilità gastro-intestinale, entro 1 minuto dalla somministrazione ev o 5–15 minuti dalla somministrazione im. L’azione si protrae, rispettivamente per circa 5–15 minuti, o 10–40 minuti.
Indicazioni terapeutiche
Trattamento dell’ipoglicemia severa in pazienti con diabete mellito di tipo 1 o di tipo 2 insulino-trattati.
Inibizione della motilità gastro-enterica durante indagini diagnostiche a carico dell’apparato gastro-intestinale in pazienti adulti.
Preparazioni, via di somministrazione, posologia
GlucaGen® e GlucaGen HypoKit® (contiene anche la siringa per la somministrazione): polvere liofilizzata di glucagone cloridrato 1 mg e solvente per soluzione iniettabile. Eccipienti: lattosio monoidrato (107 mg per ml di soluzione); acido cloridrico; sodio idrossido; acqua per preparazioni iniettabili. Se refrigerata (+4°C), la molecola mantiene la stabilità fino alla data di scadenza riportata sulla confezione; a temperatura ambiente (< 25°C), la stabilità è di 18 mesi. La somministrazione è per via sottocutanea/intramuscolare. Prima della somministrazione, la soluzione di glucagone va ricostituita per poi essere utilizzata immediatamente senza possibilità di conservazione del prodotto. La posologia indicata per il trattamento dell’ipoglicemia severa è di 1 mg eventualmente ripetibile, ridotta a 0.5 mg (1/2 fiala) in caso di età < 6 anni e/o peso < 25 kg.
Baqsimi® polvere somministrabile mediante un erogatore spray mono-dose direttamente nella cavità nasale. Eccipienti: beta-ciclodestrina (E459); dodecil-fosfocolina (agente surfattante). Non necessita di refrigerazione ma va conservato a temperatura non > 30°C. Il contenitore monodose va mantenuto chiuso fino al momento dell’utilizzo all’interno dell’apposita pellicola protettiva, così da evitare che il glucagone possa deteriorarsi a causa dell’esposizione a radiazioni solari ed umidità. La somministrazione non richiede alcuna preparazione prima dell’utilizzo. La posologia è di 3 mg. Grazie alla formulazione precostituita e a un dispositivo maneggevole, Baqsimi® può essere somministrato rapidamente ed efficacemente anche da persone poco addestrate (4). La congestione nasale e l’uso di decongestionanti nasali non alterano la farmacocinetica di Baqsimi® (5).
Sotto il profilo farmacocinetico, il glucagone è metabolizzato principalmente a livello epatico e renale (60%), la sua clearance è molto rapida (10 mL/kg/min) e l’emivita plasmatica è di circa 5-6 minuti. Dopo la somministrazione di una dose, il tempo mediano alla concentrazione plasmatica massima varia da 15 a 20 minuti. Dal punto di vista farmacodinamico, l'effetto sulla concentrazione di glucosio ematico compare entro 10 minuti ed il successo terapeutico (aumento della glicemia > 70 mg/dL o > 20 mg/dL rispetto al nadir glicemico raggiunto durante l’evento ipoglicemico) viene normalmente raggiunto in 12–15 minuti circa (6-8).
La dose di glucagone necessaria a inibire la motilità di stomaco, duodeno e tenue è 0.25–0.5 mg ev oppure 1 mg im; per inibire la motilità del colon è 0.5–0.75 mg ev o 1-2 mg im.
Contro-indicazioni
Diagnosi accertata di feocromocitoma, glucagonoma, insulinoma.
Ipersensibilità al principio attivo e/o a qualsiasi eccipiente.
Avvertenze speciali, precauzioni di impiego, interazioni
Popolazione pediatrica: nessuna avvertenza da segnalare.
Popolazione di età > 65 anni: l’impiego è da considerarsi sicuro ed efficace.
Gravidanza e/o allattamento: non sono stati condotti studi clinici specifici, ma è noto che il glucagone non attraversa la barriera emato-placentare e che l’eliminazione attraverso il latte materno è trascurabile.
Insufficienza renale grave: nessuna avvertenza da segnalare.
Insufficienza epatica: non è richiesto alcun aggiustamento posologico, ma è possibile che la somministrazione di glucagone possa indurre una risposta anti-ipoglicemica insufficiente in pazienti con grave compromissione della funzionalità epatica per ridotta efficienza della gluconeogenesi e basse riserve epatiche di glicogeno.
Patologie cardio-vascolari: potrebbe indurre aumento di frequenza e gittata cardiaca, con potenziale aumento transitorio di pressione arteriosa (9). Va utilizzato con cautela in pazienti con tachiaritmie e ipertensione arteriosa non ben controllata (10).
Interazioni farmacologiche:
- indometacina: accelera la clearance del glucagone e potrebbe ridurne l’efficacia;
- warfarin: il glucagone può aumentare l’effetto anti-coagulante attraverso una soppressione della sintesi di vitamina K a livello epatico (11).
Effetti collaterali
Molto comuni (> 1/10):
- neurologici: cefalea, transitoria alterazione dell’olfatto;
- gastro-intestinali: nausea e vomito;
- respiratori (Baqsimi®): prurito nasale, tosse, rinorrea, epistassi.
Comuni (1/10 - 1/100):
- aumento pressione arteriosa.
- bruciore, prurito (localizzato), iperemia congiuntivale;
- prurito cutaneo;
- transitoria alterazione del gusto.
- bruciore, arrossamento, prurito nella sede di inoculazione (GlucaGen®).
Limitazioni prescrittive
GlucaGen®: prescrivibile in fascia A mediante ricetta medica ripetibile (10 volte in sei mesi). Rimborsabilità riconosciuta in pazienti con diabete mellito ad alto rischio di ipoglicemia severa.
Baqsimi®: prescrivibile in fascia A mediante ricetta medica ripetibile.
Bibliografia
- Glucagon (consultato 11/1/21).
- Rix I, Nexøe-Larsen C, Bergmann NC, et al. Glucagon physiology. Endotext (aggiornato 16/7/19).
- Gaisano HY, Macdonald PE, Vranic M. Glucagon secretion and signaling in the development of diabetes. Front Physiol 2012, 3: 349.
- Yale JF, Dulude H, Egeth M, et al. Faster use and fewer failures with needle-free nasal glucagon versus injectable glucagon in severe hypoglycemia rescue: a simulation study. Diabetes Technol Ther 2017, 19: 423-32.
- Guzman CB, Dulude H, Piché C, et al. Effects of common cold and concomitant administration of nasal decongestant on the pharmacokinetics andpharmacodynamics of nasal glucagon in otherwise healthy participants: A randomized clinical trial. Diabetes Obes Metab 2018, 20: 646-53.
- Glucagon for injection. ID: 4248984.
- Rickels MR, Ruedy KJ, Foster NC, et al. T1D Exchange Intranasal Glucagon Investigators. Intranasal glucagon for treatment of insulin-induced hypoglycemia in adults with type 1 diabetes: a randomized crossover noninferiority study. Diabetes Care 2016, 39: 264-70.
- Sherr JL, Ruedy KJ, Foster NC, et al; T1D Exchange Intranasal Glucagon Investigators. Glucagon nasal powder: a promising alternative to intramuscular glucagon in youth with type 1 diabetes. Diabetes Care 2016, 39: 555-62.
- Petersen KM, Bøgevig S, Riis T, et al. High-dose glucagon has hemodynamic effects regardless of cardiac beta-adrenoceptor blockade: a randomized clinical trial. J Am Heart Assoc 2020, 9: e016828.
- Peterson CD, Leeder JS, Sterner S. Glucagon therapy for beta-blocker overdose. Drug Intell Clin Pharm 1984, 18: 394-8.
- Koch-Weser J. Potentiation by glucagon of the hypoprothrombinemic action of warfarin. Ann Intern Med 1970, 72: 331-5.
Farmaci per le patologie oncologiche
Analoghi della somatostatina:
Scheda vandetanib
Sara Watutantrige Fernando1, Stefania Zovato1, Simona Censi2
1Unità Tumori Ereditari, Istituto Oncologico Veneto IRCCS, Padova;
2UOC di Endocrinologia, Dipartimento di Medicina (DIMED), Università di Padova
Meccanismo d’azione
Inibitore di multipli recettori tirosin-kinasici coinvolti nella crescita tumorale e nell’angiogenesi, nel rimodellamento osseo patologico e nella progressione metastatica del tumore (VEGFR-2, EGFR, RET).
Indicazioni terapeutiche
Trattamento di pazienti con carcinoma midollare della tiroide, aggressivo e sintomatico, non asportabile chirurgicamente, localmente avanzato o metastatico RET mutato (in prima linea). È indicato in adulti, adolescenti e bambini ≥ 5 anni.
Controindicazioni e precauzioni
Non deve essere somministrato a pazienti nei quali lo stato della mutazione RET non è noto o è negativo. Tale limitazione è stata approvata in seguito alla revisione dei dati forniti dallo studio randomizzato D4500C00058, condotto in doppio cieco, placebo-controllato e dallo studio osservazionale OBS14778, i quali hanno evidenziato un'attività insufficiente di vandetanib in pazienti senza mutazioni RET identificate. Nei pazienti in cui tale trattamento sia stato iniziato in tempi antecedenti all’emissione di questa nota AIFA, si raccomanda agli operatori sanitari di interrompere il trattamento, tenendo conto del loro giudizio sulla risposta clinica dei pazienti e sul miglior trattamento disponibile.
Prima di iniziare il trattamento valutare l’intervallo QTc: vandetanib è controindicato in pazienti con QTc > 480 msec o che utilizzino farmaci noti per prolungare l’intervallo QTc e/o indurre torsioni di punta (arsenico, cisapride, eritromicina endovenosa, toremifene, mizolastina, moxifloxacina, antiaritmici di classe IA e III) o con storia di torsione di punta.
Forma farmaceutica
Caprelsa: compresse rivestite da 100 e 300 mg.
Posologia
La dose raccomandata è 300 mg/die, assunta con o senza cibo, ogni giorno alla stessa ora circa. La dose è riducibile a seconda delle tossicità rilevate (300 → 200 → 100 mg/die); l’interruzione della dose è suggerita per tossicità di grado ≥ 3 o tossicità intollerabili di grado 2.
Popolazioni speciali:
- pazienti con compromissione renale: vandetanib non è raccomandato in pazienti con compromissione grave;
- pazienti con compromissione epatica: vandetanib non è raccomandato;
- popolazione pediatrica: non vi è esperienza in pazienti con MTC ereditario di età < 9 anni; i pazienti di 5-18 anni devono essere trattati con la dose indicata in scheda tecnica.
Eventi avversi
A causa dell’emivita del farmaco pari a 19 giorni, le reazioni avverse, incluso il prolungamento dell’intervallo QTc, possono non risolversi rapidamente.
Sindrome da encefalopatia posteriore reversibile (PRES).
Reazioni dermatologiche: eruzione cutanea e altre reazioni cutanee, incluse fotosensibilità e sindrome da eritro-disestesia palmo-plantare (istruire il paziente a fare attenzione all’esposizione solare per il potenziale rischio di fototossicità).
Diarrea: trattamento con agenti anti-diarroici (consigliato il monitoraggio di QTc e degli elettroliti sierici).
Emorragia.
Insufficienza cardiaca.
Ipertensione.
Difficoltà nella guarigione delle ferite: interruzione temporanea per almeno 4 settimane prima di chirurgia elettiva, sulla base del rischio/beneficio individuale. La ripresa della terapia deve essere basata sulla valutazione clinica di un'adeguata guarigione della ferita.
Limitazioni prescrittive
RNLR
Scheda cabozantinib
Sara Watutantrige Fernando1, Stefania Zovato1, Simona Censi2
1Unità Tumori Ereditari, Istituto Oncologico Veneto IRCCS, Padova;
2UOC di Endocrinologia, Dipartimento di Medicina (DIMED), Università di Padova
Meccanismo d’azione
Inibitore di multipli recettori tirosin-kinasici coinvolti nella crescita tumorale e nell’angiogenesi, nel rimodellamento osseo patologico e nella progressione metastatica del tumore (MET, VEGFR, RET, AXL, recettore del fattore delle cellule staminali, FLT3).
Indicazioni terapeutiche
Trattamento di adulti con carcinoma midollare della tiroide in progressione, non asportabile chirurgicamente, localmente avanzato o metastatico.
Forma farmaceutica
Cometriq: capsule rigide da 20 e 80 mg.
Posologia
La dose raccomandata è 140 mg/die (80 mg + 20 mg + 20 mg + 20 mg). Le compresse devono essere deglutite intere, dopo 2 ore di digiuno, mantenendo il digiuno per 1 ora dopo la somministrazione.
La posologia è riducibile a seconda delle tossicità rilevate (140 → 100 → 60 mg/die); l’interruzione della dose è suggerita per tossicità di grado ≥ 3 o tossicità intollerabili di grado 2.
Popolazioni speciali:
- pazienti con compromissione renale: non è raccomandato in pazienti con compromissione renale grave;
- pazienti con compromissione epatica: in pazienti con compromissione epatica lieve o moderata la dose raccomandata è 60 mg/die;
- popolazione pediatrica: la sicurezza e l’efficacia non sono stabilite per soggetti di età < 18 anni.
Eventi avversi
Il tempo mediano alla prima riduzione di dose è 33 giorni.
Perforazioni, fistole e ascessi intra-addominali: sorvegliare i soggetti recentemente sottoposti a radioterapia, con malattia infiammatoria intestinale, infiltrazione neoplastica di trachea, bronchi o esofago, complicanze da precedente chirurgia gastro-intestinale.
Eventi trombo-embolici venosi e arteriosi.
Emorragia: valutare preventivamente i pazienti con coinvolgimento neoplastico della trachea o dei bronchi o con storia di emottisi.
Complicanze correlate alla guarigione delle ferite: il trattamento deve essere interrotto almeno 28 giorni prima di un intervento chirurgico programmato; la ripresa deve essere valutata in base al grado di guarigione della ferita.
Ipertensione: tutti i pazienti devono essere monitorati ed eventualmente trattati per ipertensione; in caso di non adeguato controllo dei valori pressori nonostante adeguata terapia ipotensiva, la dose di cabozantinib deve essere ridotta.
Osteonecrosi della mandibola/mascella: prima di iniziare il trattamento, deve essere effettuato un esame del cavo orale, da ripetere regolarmente in corso di trattamento; i pazienti devono essere addestrati a un’adeguata igiene orale.
Eritro-distesia palmo-plantare.
Proteinuria: il valore deve essere regolarmente monitorato durante il trattamento, che deve essere interrotto se si sviluppa sindrome nefrosica.
Prolungamento dell’intervallo QT: cabozantinib deve essere usato con cautela nel paziente con storia di aritmie, che utilizzino farmaci anti-aritmici, con pre-esistente patologia cardiaca. In corso di trattamento devono essere regolarmente controllati ECG e ionemia.
Limitazioni prescrittive
RNRL
Scheda selpercatinib
Sara Watutantrige Fernando1, Stefania Zovato1, Simona Censi2
1Unità Tumori Ereditari, Istituto Oncologico Veneto IRCCS, Padova;
2UOC di Endocrinologia, Dipartimento di Medicina (DIMED), Università di Padova
Meccanismo d’azione
Inibitore selettivo di RET, VEGFR, FGRF.
Indicazioni terapeutiche
Trattamento di adulti e adolescenti (età ≥ 12 anni) con cancro midollare della tiroide avanzato con mutazione di RET (accertata mediante test validato), che richiede terapia sistemica dopo precedente trattamento con cabozantinib e/o vandetanib.
Forma farmaceutica
Retsevmo: capsule rigide da 40 e 80 mg.
Posologia
La dose raccomandata è:
- peso < 50 kg: 120 mg x 2/die (riducibile a 80 mg x 2 → 40 mg x 2/die);
- peso ≥ 50 kg: 160 mg x 2/die (riducibile a 120 mg x 2 → 80 mg x 2 → 40 mg x 2).
Le capsule devono essere deglutite intere, approssimativamente alla stessa ora ogni giorno. Selpercatinib deve essere accompagnato da un pasto se si usa un inibitore della pompa protonica e deve essere somministrato 2 ore prima o 10 ore dopo l’assunzione di antagonisti del recettore H2.
Popolazioni speciali:
- pazienti con compromissione renale: non sono necessari aggiustamenti di dose (compromissione lieve, moderata o severa);
- pazienti con compromissione epatica: pazienti con compromissione severa (Child-Pugh classe C) devono ricevere 80 mg x 2/die;
- popolazione pediatrica: si può usare a partire dai 12 anni, con dosaggio a seconda del peso corporeo.
Eventi avversi
Ipertensione.
Prolungamento dell’intervallo QT: prima dell’inizio del trattamento con selpercatinib i pazienti devono avere un intervallo QTc ≤ 470 ms ed elettroliti sierici entro i limiti di norma.
Emorragia.
Sindrome da lisi tumorale.
Limitazioni prescrittive
RNRL
Farmaci per le patologie pediatriche
Scheda sali di sodio
Sodio cloruro
- 0.9% (fisiologica)
- 1 mL (Baxter)
- 2 mL (Baxter, Galenica Senese, Monico, SALF)
- 5 mL (Baxter, Braun, Galenica Senese, Monico, SALF)
- 10 mL (Baxter, Braun, Galenica Senese, Monico, SALF)
- 20 mL ((Baxter, Braun, FKI, , Galenica Senese, Monico)
- 50 mL (Baxter, Braun, Galenica Senese, Mallinckrodt, Monico, SALF)
- 100 mL (Baxter, Braun, Galenica Senese, Monico, SALF)
- 125 mL (Mallinckrodt)
- 250 mL (Baxter, Braun, Galenica Senese, Monico, SALF)
- 500 mL (Baxter, Braun, Galenica Senese, Monico, SALF)
- 1000 mL (Baxter, Braun, Galenica Senese, Monico, SALF)
- 2000 mL (Baxter, Galenica Senese, Monico, SALF)
- 3000 mL (Galenica Senese, Monico, SALF)
- 4000 mL (Monico, SALF)
- 5000 mL (Galenica Senese, Monico, SALF)
- ipertonica (2 mEq/mL)
- 10 mL (Braun, FKI, Galenica Senese, Monico, SALF)
- 20 mL (Braun)
- ipertonica (3 mEq/mL)
- 10 mL (FKI, Galenica Senese, Monico, SALF)
- 30 mL (Monico, SALF)
- 100 mL (Monico)
- 250 mL (Monico)
- 500 mL (Monico)
- ipertonica 3%
- 50 mL (Galenica Senese, Monico)
- 100 mL (Galenica Senese, Monico)
- 250 mL (Galenica Senese, Monico)
- 500 mL (Galenica Senese, Monico)
- 1000 mL (Galenica Senese, Monico)
- 2000 mL (Galenica Senese)
- ipertonica 5%
- 50 mL (Galenica Senese, Monico)
- 100 mL (Galenica Senese, Monico)
- 250 mL (Galenica Senese, Monico)
- 500 mL (Galenica Senese, Monico)
- 1000 mL (Galenica Senese, Monico)
- 2000 mL (Galenica Senese)
- ipotonica 0.45%
- 50 mL (Monico)
- 100 mL (Monico)
- 250 mL (Monico)
- 500 mL (Monico)
- 1000 mL (Monico)
- 3000 mL (Monico)
- 5000 mL (Monico)
Indicazioni
Reintegrazione
Limitazioni prescrittive
No
Scheda sali di potassio
Indicazioni
Reintegrazione
Per uso ev
Potassio acetato: 3 mEq/mL
- 10 mL (Monico, Galenica Senese, Bioindustria LIM, SALF)
- 30 mL (Monico, Bioindustria LIM, SALF)
Potassio aspartato:
- 1 mEq/mL 10 mL (Monico, Pharmatex)
- 3 mEq/mL:
- 10 mL (Monico, Pharmatex)
- 100 mL (Monico)
- 250 mL (Monico)
Potassio cloruro:
- 2 mEq/mL:
- 10 mL (Bioindustria LIM, Braun, FKI, Galenica Senese, Monico, SALF)
- 20 mL (Braun)
- 3 mEq/mL:
- 10 mL (Bioindustria LIM, FKI, Galenica Senese, Monico, SALF)
- 30 mL (Bioindustria LIM, FKI, Monico, SALF)
- 100 mL (Monico)
- 250 mL (Bioindustria LIM, Monico)
- 500 mL (Monico)
Per uso orale
Potassio cloruro: cp 600 mg (KCl Retard, Lentokalium)
Potassio succinato, malato, citrato tartrato, bicarbonato: bustine effervescenti contenenti 10 mEq (Potassion)
Limitazioni prescrittive
No
Scheda resine a scambio cationico
Indicazioni
Iperpotassiemia
Polistirensolfonato
Polvere per sospensione orale e rettale, flac 450 g (Kayexalate)
Per via orale 1 misurino (15 g) in una piccola quantità d'acqua, x 3-4 volte al giorno
Per via rettale 30 g sospesi in 150-200 mL di acqua o glucosio al 10%, per clistere, 1-2 volte al giorno
Scheda sali di fosfato
Indicazioni
Reintegrazione
Controindicazioni
Insufficienza renale
Per uso ev
Potassio fosfato 2 mEq/mL:
- 10 mL (Bioindustria LIM, Galenica Senese, Monico, SALF)
- 30 mL (Bioindustria LIM)
Levulosio 1,6 difosfato: Esafosfina (0.5 g/10 mL, 5 g/50 mL, 10 g/100 mL)
Per uso orale
Sodio fosfato dibasico/potassio (Reducto-spezial*): ogni cp contiene 612 mg 8+ 360 mg di potassio)
Soluzione di Joulie: miscela di acido fosforico e bifosfato sodico, 50 mg/mL
Phosphate Sandoz*: cp effervescenti da 500 mg (+ 3.1 mEq di K)
*disponibili in Svizzera
Limitazioni prescrittive
No
Nutraceutici e integratori
Vincenzo De Geronimo
AOU Morgagni CCD, Catania
(aggiornato al febbraio 2024)
Premesse
Con il termine integratori alimentari e nutraceutici, si intende (comunemente e secondo il regolamento della legislazione alimentare) l’insieme di quelle sostanze, generalmente di origine naturale, che vengono somministrate all’uomo a scopo medicamentoso, cosmetologico e di integrazione all’apporto alimentare di nutrienti. Secondo la direttiva comunitaria 2002/46/CE (1), gli integratori alimentari sono “prodotti alimentari destinati a integrare la dieta normale e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, sia mono-composti che pluri-composti, …”.
Generalmente non sono classificati in relazione alla loro composizione, ma in relazione alla modalità di presentazione, di somministrazione e alle finalità di impiego.
Integratori alimentari, nutraceutici, multi-vitaminici, alimenti funzionali rappresentano una voce importante delle etichette con le quali il medico deve quotidianamente coordinare le sue opzioni diagnostiche e terapeutiche.
Sul piano dell’autorizzazione all’uso umano, queste sostanze seguono un iter di approvazione e messa in commercio molto semplificato rispetto al cosiddetto “farmaco etico”. Sono distribuiti senza obbligo di ricetta e la loro vendita cresce al ritmo di 20-30% per anno, in particolare per vitamine e integratori per il rafforzamento del sistema immunitario e per indurre il sonno.
Farmaco, Medicinale, Integratore: aspetti normativi
Il Committee on Herbal Medicinal Product (HMPC) aggiorna l’elenco delle sostanze vegetali con utilizzo in campo medicinale considerate “sicure”. È parte integrante dell’European Medicines Agency (EMA), istituita nel 2004 con il regolamento comunitario 726/2004.
I prodotti di origine naturale sono commercialmente suddivisi in: Medicinali (di origine vegetale), Alimenti, Dispositivi Medici, Cosmetici.
La direttiva comunitaria 2001/83/CE del novembre 2001 (2), che ha trovato attuazione in Italia nel 2006 (3), integrata dalla direttiva 2004/24/CE (4) definisce i Medicinali Vegetali Tradizionali come medicinali di origine vegetale che devono soddisfare le seguenti condizioni:
- impiego tradizionale del principio attivo da almeno 30 anni dalla data della domanda, di cui almeno 15 anni nella Comunità Europea (dimostrabile tramite documentazione bibliografica o con certificazioni di esperti);
- dati che dimostrano la sicurezza del prodotto (quindi l’assenza di nocività alle condizioni d’uso indicate) e la verosimile reale efficacia farmacologica indicata in base all’esperienza e all’impiego di lunga durata.
La procedura di registrazione di questi prodotti è stata incanalata in un procedimento semplificato, definito “registrazione fondata sull’impiego tradizionale”.
L’articolo 1 della direttiva 2001/83/CE nella sua più recente versione (dopo l’integrazione della direttiva 2004/24/CE) classifica:
- medicinale vegetale tradizionale (vedi sopra): destinato a essere utilizzato senza controllo medico (diagnostico e prescrittorio), ma ne è prevista la somministrazione solo in determinate concentrazioni e posologie;
- medicinale vegetale: ogni medicinale che contenga esclusivamente come principi attivi una o più sostanze vegetali o uno o più preparati vegetali, oppure una o più sostanze vegetali in associazione ad uno o più preparati vegetali. La presenza nel medicinale vegetale di vitamine o minerali, per la sicurezza dei quali esistano prove ben documentate, non impedisce al prodotto di essere ammissibile alla "registrazione fondata sull’impiego tradizionale”, a condizione che l'azione delle vitamine o dei minerali sia secondaria rispetto a quella dei principi attivi vegetali per quanto riguarda le indicazioni specifiche richieste;
- sostanze vegetali (botanicals, lemma utilizzato dal Ministero della Salute per definire sostanze e preparati vegetali, disciplinato dal DM del 10 agosto 2018) (5): tutte le piante, le parti di piante, le alghe, i funghi e i licheni, interi, a pezzi o tagliati, in forma non trattata, di solito essiccata, ma talvolta anche allo stato fresco. Sono altresì considerate sostanze vegetali taluni essudati non sottoposti a un trattamento specifico. Le sostanze vegetali sono definite in modo preciso in base alla parte di pianta utilizzata e alla denominazione botanica secondo la denominazione binomiale (genere, specie, varietà e autore);
- preparati vegetali: ottenuti sottoponendo le sostanze vegetali a trattamenti quali estrazione, distillazione, spremitura, frazionamento, purificazione, concentrazione o fermentazione. In tale definizione rientrano anche sostanze vegetali triturate o polverizzate, tinture, estratti, oli essenziali, succhi ottenuti per spremitura ed essudati lavorati.
I livelli massimi di questi nutrienti sono stabiliti nelle linee guida sugli integratori alimentari pubblicate dal Ministero della Salute. La produzione e il confezionamento degli integratori alimentari devono avvenire in stabilimenti autorizzati.
L’etichetta deve riportare:
- tutti gli ingredienti utilizzati nel prodotto;
- il nome delle categorie di sostanze nutritive o delle altre sostanze che caratterizzano il prodotto o un’indicazione relativa alla natura di tali sostanze;
- la dose raccomandata per l’assunzione giornaliera;
- l’avvertenza a non eccedere le dosi raccomandate per l’assunzione giornaliera e il periodo d’utilizzo;
- avvertenze supplementari (quando disponibili) riguardanti l’uso in gravidanza e nei minori, eventuali condizioni di salute, o contemporanea assunzione di farmaci, che ne controindichino l’utilizzo;
- i dati sulle vitamine e i minerali espressi in percentuale dei valori di riferimento indicati, comunemente definiti RDA (dose giornaliera raccomandata);
- nei casi di integratori con ingredienti vegetali, si cita nome comune della pianta, nomenclatura botanica, parte utilizzata della pianta, origine geografica, modalità di coltivazione e raccolta, eventuali principi funzionali.
Il produttore che immette il prodotto sul mercato è responsabile del controllo sulle condizioni operative dello stabilimento, come le buone pratiche igieniche e le buone pratiche di fabbricazione, cioè le pratiche per garantire l’assenza di contaminanti viventi (come virus e batteri) o sostanze tossiche (come metalli pesanti e impurezze chimiche). Definisce e controlla programmi e procedure per la sicurezza mirati alla fabbricazione dell'integratore, basate sui principi del sistema HACCP.
Anche gli altri attori della filiera, come chi importa, fornisce o distribuisce i prodotti, hanno un ruolo importante, per garantire che un integratore alimentare immesso sul mercato sia privo di rischi per il consumatore. Inoltre, una volta che il prodotto è sul mercato, l'autorità competente dello Stato membro ne sorveglia l'uso in quel territorio.
Quanto scritto sulle etichette degli integratori deve essere autorizzato a livello comunitario, ovviamente dopo attenta valutazione scientifica, da parte di EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) (6). Pertanto, solo sul piano regolatorio, su questo tema intervengono numerosi attori, sia organi e agenzie comunitarie, che enti regolatori nazionali.
Il tema è divenuto più delicato negli ultimi anni in seguito alla crescita di questo mercato e alla progressiva convinzione che molti dei preparati proposti attraverso i canali di vendita possano sostituire l’intervento medico propriamente detto. In questo scenario la comparsa dei neologismi “nutraceutica” e “nutrigenomica” ha concorso a generare ulteriore confusione. Il termine nutraceutico, infatti, non indentifica una categoria definita di sostanze normate da uno specifico regolamento, bensì fa riferimento all’insieme di integratori alimentari e medicinali vegetali (in somministrazione combinata o isolata) più o meno indistintamente. Il modo più corretto per inquadrare questo insieme di prodotti rimane, comunque, quello di “integratori alimentari”.
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Infine esiste anche la possibilità di registrare un prodotto come Dispositivo Medico: “Qualsiasi strumento, apparecchio, impianto, sostanza o altro prodotto, utilizzato da solo o in combinazione (compreso il software informatico impiegato per il corretto funzionamento) e destinato dal fabbricante ad essere impiegato nell'uomo a scopo di diagnosi, prevenzione, controllo, terapia o attenuazione di una malattia; di diagnosi, controllo, terapia, attenuazione o compensazione di una ferita o di un handicap…”
Esiste una normativa rigida in tema di pubblicità degli integratori:
- art 16 del regolamento 2002/178: “l'etichettatura, la pubblicità e la presentazione degli alimenti …, compresi la loro forma, il loro aspetto o confezionamento, i materiali di confezionamento usati, il modo in cui gli alimenti … sono disposti, il contesto in cui sono esposti e le informazioni rese disponibili su di essi attraverso qualsiasi mezzo, non devono trarre in inganno i consumatori.”
- art 7 del regolamento 2011/1169/CE: “…attribuendo al prodotto alimentare effetti o proprietà che non possiede…”.
- art 6 del DL 169/2004: “…L'etichettatura, la presentazione e la pubblicità non attribuiscono agli integratori alimentari proprietà terapeutiche né capacità di prevenzione o cura delle malattie umane né fanno altrimenti riferimento a simili proprietà. …”.
- art 7 del DL 169/2004: “…La pubblicità dei prodotti contenenti come ingredienti piante o altre sostanze comunque naturali non deve indurre a far credere che solo per effetto di tale derivazione non vi sia il rischio di incorrere in effetti collaterali indesiderati. …”.
L’utilizzo dei nutraceutici (integratori alimentari)
Qui vengono illustrati concetti generali, che verranno poi approfonditi in successivi capitoli dedicati all'uso degli integratori in specifici campi terapeutici.
L’organismo umano ha bisogno di tutti i nutrienti per soddisfare il fabbisogno energetico e garantire la corretta omeostasi dell’organismo. Per tutti i nutrienti esiste una stima degli apporti ottimali (7), al di sopra o al di sotto dei quali l’organismo potrebbe avere difficoltà a regolare correttamente il suo equilibrio omeostatico. L’utilizzo degli integratori dovrebbe avere lo scopo di raggiungere il fabbisogno stimato di determinate sostanze in condizioni carenziali e trattare/correggere deficienze specifiche che si presentano in determinate condizioni patologiche.
L’apporto di micro-nutrienti può essere deficitario in caso di:
- restrizione alimentare per il controllo del peso corporeo;
- ridotto apporto di nutrienti in tutte quelle persone che per ragioni ideologiche, religiose o semplicemente di avversioni palatali, eliminano interi gruppi di nutrienti;
- soggetti affetti da allergie alimentari;
- anziani;
- donne in gravidanza;
- soggetti con basso reddito e/o in condizione di isolamento sociale;
- alcolisti;
- vegetariani/vegani;
- soggetti che, in seguito a condizioni morbose croniche, assumono farmaci che modificano l’assorbimento di taluni nutrienti;
- soggetti sottoposti a chirurgia bariatrica/metabolica (sia restrittiva che malassorbitiva).
Attualmente, solo per fare riferimento all’area endocrino-metabolica, ci sono molteplici sostanze proposte per la loro capacità di interazione benefica, che possono essere classificate in relazione all’area d’intervento:
- diabete mellito: cromo, inositoli, glucomannano, banaba, galega, quercetina, acido alfa-lipoico;
- neuropatia diabetica: palmiletoiletanoloamina, acido alfa-lipoico;
- tireopatie: inositoli, selenio, zinco, iodio, ferro;
- sindrome dell’ovaio policistico: inositoli, omega-3, berberina, acido alfa-lipoico;
- menopausa: fito-estrogeni e fito-progestinici provenienti da isoflavoni della soia, trifoglio rosso, luppolo;
- dislipidemie, aterosclerosi e pressione arteriosa: riso rosso fermentato, policosanoli, berberina, gamma-orizanolo, aglio invecchiato, resveratrolo, guggul, curcumina;
- osteoporosi: vitamina D, calcio, magnesio;
- obesità e steatosi epatica: curcumina, vitamina E, silimarina, astaxantina, coenzima q10, tarassaco, guaranà.
È fondamentale che il paziente assuma gli integratori nel rispetto delle indicazioni riportate in etichetta (è sempre riportata l’avvertenza a non eccedere la dose consigliata) e deve rivolgersi agli specialisti della salute (medici e farmacisti) per ricevere consigli e informazioni sui possibili effetti derivanti dall'assunzione concomitante di farmaci.
Bibliografia
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- Direttiva 2001/83/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 6 novembre 2001, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano. Gazzetta Ufficiale L 311 del 28.11.2001, pag 67.
- Decreto Legislativo 24 aprile 2006, n. 219. Attuazione della direttiva 2001/83/CE (e successive direttive di modifica) relativa ad un codice comunitario concernente i medicinali per uso umano, nonchè della direttiva 2003/94/CE. Gazzetta Ufficiale n 153/L del 21 giugno 2006.
- Direttiva 2004/24/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 31 marzo 2004, che modifica, per quanto riguarda i medicinali vegetali tradizionali, la direttiva 2001/83/CE recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano. Gazzetta Ufficiale L 136 del 30/04/2004 pag 0085–0090.
- Ministero della Salute. Decreto 10 agosto 2018. Disciplina dell'impiego negli integratori alimentari di sostanze e preparati vegetali. Gazzetta Ufficiale Serie Generale, n 224 del 26 settembre 2018.
- Regolamento (CE) N. 1924/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 20 dicembre 2006, relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari. Gazzetta ufficiale dell'Unione europea L 404/9 del 30 dicembre 2006.
- Società Italiana di Nutrizione Umana. Tabelle LARN 2014.
Berberina
Valentina Bullara
ASL 4 Chiavarese (GE)
(aggiornato al novembre 2024)
La berberina (BBR) è un importante principio attivo della medicina tradizionale cinese e ayurvedica, noto da oltre 2000 anni. Sono stati recentemente identificati alcuni bersagli molecolari della BBR (come AMPK, SIRT1, LDL-R, PCSK9 e PTP1B) e sono state fornite prove a sostegno del suo potenziale terapeutico per malattie cardio-vascolari (CV) e metaboliche (1,2). Anche se la medicina occidentale rimane il riferimento per il trattamento delle malattie CV, può essere utile identificare terapie alternative e complementari a quelle classiche per migliorarne ulteriormente la gestione. Grazie al buon profilo clinico e di sicurezza, la BBR è ampiamente utilizzata nei Paesi asiatici (soprattutto in Cina) ed è considerata uno dei più promettenti farmaci derivati da prodotti naturali per il trattamento della malattia CV (3-5).
Caratteristiche chimiche, biodisponibilità e metabolismo
La BBR è il principale ingrediente bioattivo di una comune erba medicinale tradizionale cinese (Rhizoma coptidis, in cinese Huang Lian), utilizzata da oltre 2000 anni per la terapia di disturbi infiammatori e del diabete mellito (DM) (3,5,6).
La BBR è un derivato dall'alcaloide isochinolina, che si presenta sotto forma di polvere gialla inodore e con una caratteristica amarezza. Può essere facilmente ottenuta da piante medicinali o tramite sintesi totale e la forma salina è relativamente solubile in acqua (7-9).
Il cloruro o il solfato di BBR sono comunemente utilizzati per scopi clinici (4,10). I dati farmaco-cinetici ne hanno rivelato lo scarso assorbimento intestinale e il rapido metabolismo, con bassa biodisponibilità orale (9). La biodisponibilità orale può essere aumentata da comuni coadiuvanti come gli inibitori della P-glicoproteina, dagli stimolatori della penetrazione e dai sistemi di rilascio di particelle lipidiche (11-13).
La BBR viene metabolizzata nel fegato per demetilazione ossidativa e glucuronidazione. Infine, i metaboliti sono escreti attraverso la bile, le feci e le urine (9,14).
Sebbene le concentrazioni plasmatiche siano basse, le concentrazioni tissutali di BBR e dei suoi metaboliti sono elevate nel fegato, nei reni, nei muscoli, nei polmoni, nel cervello, nel cuore, nel pancreas e nel tessuto adiposo. La BBR può anche penetrare la barriera emato-encefalica.
Studi emergenti hanno dimostrato che la BBR è abbastanza sicura alle dosi convenzionali, con incidenza relativamente bassa di reazioni avverse, come disturbi gastro-intestinali e aumenti transitori dei livelli plasmatici di bilirubina (13,15). Sebbene la sicurezza della BBR sia relativamente elevata, deve essere assunta con attenzione per evitare reazioni avverse in casi specifici. Ad esempio, la BBR sostituisce la bilirubina nel legarsi all'albumina, quindi tutte le erbe contenenti BBR dovrebbero essere evitate in caso di ittero, nelle donne in gravidanza e nei neonati (16). La BBR interagisce con i macrolidi e può portare ad aritmie potenzialmente pericolose e se assunta in combinazione con le statine può determinare un effetto cardio-tossico (17). D'altra parte, la BBR può prevenire le reazioni tossiche tissutali causate da farmaci anti-tumorali (18-21), nonché gli effetti collaterali degli analgesici (22).
Potenziale terapeutico
Le ricerche attuali suggeriscono che la BBR possa svolgere un ruolo terapeutico nel trattamento delle malattie CV (tra cui aterosclerosi, insufficienza cardiaca, infarto del miocardio, aritmia, aneurisma dell'aorta addominale, ictus) e delle malattie metaboliche (tra cui steatosi epatica non alcolica, obesità, diabete e relative complicanze CV).
Studi clinici nelle malattie cardio-metaboliche
Diversi studi clinici hanno valutato gli effetti della BBR nella terapia delle malattie cardio-metaboliche e/o delle condizioni a esse correlate (23-27).
La BBR è stata testata con dosaggi compresi tra 0.5 e 2.0 g/die e con periodi di trattamento compresi tra 4 e 24 settimane, dimostrando miglioramento del profilo lipidico (24-27), della glicemia (15,17,25,27-30), dell’insulino-resistenza (31,32), della pressione arteriosa (25,30,31), della funzione endoteliale (25), del peso corporeo (29,30) e dell'infiammazione sistemica (33).
Alcuni studi clinici sono stati condotti su soggetti con ipercolesterolemia (24,25,34,35), diabete 2 (26,28,31,36,37), obesità (29), insufficienza cardiaca congestizia (CHF) (23), sindrome coronarica acuta (33), sindrome metabolica (30), MAFLD (27,38) e sindrome dell'ovaio policistico (32). Solo uno studio è stato condotto in 25 soggetti sani (25), randomizzati a BBR 1.2 g/die vs controllo senza alcun trattamento, osservando nel braccio attivo la diminuzione dopo 4 settimane di colesterolo totale e LDL, glicemia a digiuno, pressione arteriosa, e il miglioramento della funzione endoteliale.
Effetto nei pazienti con diabete mellito tipo 2
In questi pazienti la BBR ha migliorato il metabolismo del glucosio e la sensibilità all'insulina. In uno studio pilota 36 diabetici sono stati randomizzati a BBR o metformina (entrambi 1.5 g/die per 12 settimane) (34). In entrambi i gruppi è stata osservata riduzione statisticamente significativa di HbA1c, glicemia a digiuno e post-prandiale, a suggerire che l’effetto ipoglicemizzante di BBR è paragonabile a quello di metformina. Inoltre, la BBR ha ridotto significativamente i livelli di trigliceridi e colesterolo totale. Un altro studio (26) ha confrontato gli effetti di BBR 1 g/die, metformina 1.5 g/die e rosiglitazone 4 mg/die per 8 settimane in pazienti con DM2, osservando una riduzione di HbA1c e glicemia a digiuno con BBR paragonabile a quella ottenuta con metformina e rosiglitazone. Il meccanismo d’azione sembrerebbe l'up-regulation dell'espressione del recettore insulinico.
Effetto nei pazienti con DM2 e dislipidemia
In uno studio randomizzato, in doppio cieco vs placebo su 106 soggetti con DM2 e dislipidemia, dopo 12 settimane BBR 1 g/die ha ottenuto un evidente miglioramento dei livelli di glicemia, HbA1c, trigliceridi, colesterolo totale e LDL, della sensibilità all'insulina e della pressione arteriosa (31). In un altro studio BBR 1 g/die per 12 settimane ha migliorato il profilo lipidico e la sensibilità all'insulina e ridotto la concentrazione sierica di 13 acidi grassi liberi (36).
Effetto nei pazienti con dislipidemia
Uno studio clinico ha riportato che la BBR 1 g/die per 12 settimane ha ridotto trigliceridi, colesterolo totale e LDL e aumentato l'espressione del recettore per LDL (24). È stato dimostrato che BBR può migliorare significativamente la dislipidemia e la risposta infiammatoria nei topi attraverso la down-regulation dell'espressione di PCSK9 nel fegato e la successiva up-regulation dell'espressione del recettore di LDL (39,40). L’aumento dell'mRNA per il recettore di LDL è indipendente dall'attività di idrossimetilglutaril-CoA-reduttasi, a suggerire un meccanismo d’azione diverso da quello delle statine (24). Uno studio ha valutato gli effetti ipolipemizzanti di BBR 1 g/die e simvastatina 20 mg/die da soli o in combinazione per 8 settimane, in soggetti con ipercolesterolemia, dimostrando maggiore efficacia della monoterapia con BBR rispetto alla simvastatina nel ridurre colesterolo totale e LDL e trigliceridi (35).
Studi clinici sulle malattie CV
La BBR ha esercitato effetti benefici anche in pazienti con malattie CV (23,33). In 12 pazienti con insufficienza cardiaca refrattaria, l'infusione di dosi elevate di BBR (0.2 mg/kg/min per 30 min) è stata in grado di ridurre la resistenza vascolare sistemica e di migliorare l'indice cardiaco (41). Nei pazienti con insufficienza cardiaca il raggiungimento di una concentrazione plasmatica di BBR > 0.11 mg/L ha ridotto significativamente la frequenza e la complessità dei battiti prematuri ventricolari e aumentato la frazione di eiezione ventricolare sinistra (42). In uno studio in cui 79 pazienti con CHF hanno ricevuto BBR da 1.2 a 2 g/die in aggiunta al trattamento cardiologico standard per 8 settimane, la BBR ha aumentato significativamente la capacità di esercizio e l'indice di dispnea-fatica, riducendo la frequenza e la complessità dei battiti prematuri ventricolari (23). In un altro studio 130 pazienti con coronaropatia acuta sono stati randomizzati per 4 settimane a BBR 0.9 g/die in aggiunta alla terapia standard vs la sola terapia standard, osservando la riduzione dei livelli di colesterolo totale e LDL, dei marcatori di infiammazione, di IL-6, MMP-9, VCAM-1, ICAM-1 e MCP-1, a suggerire l’efficacia di BBR nella gestione globale della malattia CV (33). Un altro studio clinico in pazienti HIV+ trattati con terapia anti-retrovirale ha osservato l'effetto positivo di una combinazione nutraceutica orale composta da riso rosso fermentato e BBR su infiammazione subclinica, profilo lipidico, PCSK9, colesterolo e rigidità arteriosa (43).
Osservazioni conclusive e prospettive future
Nell'insieme, BBR rappresenta un promettente composto di origine naturale per il trattamento della malattia CV. Ulteriori modifiche strutturali di BBR possono migliorarne la biodisponibilità orale e l'efficacia e ridurne la potenziale tossicità. Sono necessari studi clinici multi-centrici ben progettati, su larga scala e di alta qualità per valutare la sicurezza, il profilo tossicologico e l'utilità clinica della BBR rispetto ai regimi di trattamento tradizionali sulla malattia CV nei pazienti umani.
Bibliografia
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