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Marcella Balbo
Endocrinologia e Malattie Metaboliche, Ospedale SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo, Alessandria

 

Il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata da iperglicemia, ovvero l’aumento del livello di glucosio (uno zucchero) nel sangue. Questa condizione può dipendere da una ridotta produzione di insulina, oppure dalla ridotta capacità dell’organismo di utilizzare l’insulina che produce.
L’insulina è un ormone, prodotto dal pancreas, che permette l’ingresso del glucosio nelle cellule del nostro organismo e il suo conseguente utilizzo come fonte energetica.In caso di ridotta produzione di insulina o di ridotta funzione dell’insulina presente, il glucosio rimane nel sangue in concentrazioni crescenti, determinando, quindi, l’insorgere del diabete.
Livelli elevati di glucosio nel sangue, se non corretti con una terapia adeguata, sono responsabili della comparsa delle complicanze croniche della malattia, ovvero danni a reni, retina, nervi periferici e sistema cardiovascolare (cuore e arterie).
Il diabete è una malattia di importanza sempre crescente. Esso, infatti, interessa in Italia il 3-5% della popolazione. Il dato preoccupante è il costante aumento del numeto delle persone ammalate di diabete: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’anno 2030 nel mondo ci saranno 360 milioni di persone con diabete, rispetto ai 170 milioni del 2000.
Le complicanze della malattia, inoltre, hanno un grave impatto sulla salute: il diabete, infatti, è la terza causa di insufficienza renale cronica in dialisi, la prima causa di cecità tra i 20 e i 70 anni, la prima causa di amputazione degli arti non traumatica; è responsabile, inoltre, di un incremento da 2 a 4 volte della mortalità per cause cardiovascolari.
Il diabete mellito si classifica in diabete di tipo 1, di tipo 2, diabete gestazionale e altre forme di diabete più rare (da difetti genetici, da farmaci, ecc.).
Il diabete di tipo 1 rappresenta circa il 10% dei casi di diabete ed è caratterizzato da un processo infiammatorio di tipo autoimmune, che colpisce le cellule pancreatiche che producono insulina e ne causa la progressiva distruzione. In questa forma di diabete, dunque, la produzione di insulina è carente e l’unica terapia in grado di controllare l’iperglicemia è la somministrazione dall’esterno di insulina (per via sottocutanea).
Il diabete di tipo 2, invece, che costituisce la forma di gran lunga più comune di diabete, è caratterizzato dalla progressiva incapacità dell’insulina a svolgere la sua funzione. Tale incapacità, definita ‘insulino-resistenza’, è provocata principalmente da stili di vita non corretti (obesità, sedentarietà) e da fattori genetici. Se in un primo momento l’organismo compensa l’insulino-resistenza aumentando la produzione di insulina, col passare del tempo il pancreas si “esaurisce” e la produzione di insulina diminuisce progressivamente, diventando insufficiente. È a questo punto che compare l’iperglicemia e, dunque, il diabete conclamato.
Il diabete gestazionale, infine, è definito come un’alterata tolleranza del corpo umano al glucosio, di gravità variabile, che insorge o viene diagnosticata per la prima volta in gravidanza. Si manifesta generalmente nel terzo trimestre di gravidanza, periodo in cui il progressivo aumento degli ormoni prodotti da ovaio e placenta è responsabile di un aumento dell’insulino-resistenza. La contemporanea riduzione della quantità di insulina pancreatica determina l’insorgenza della malattia.