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Marcella Balbo
Endocrinologia e Malattie Metaboliche, Ospedale SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo, Alessandria

 

Il diabete di tipo 1 insorge generalmente in giovane età (prima dei 30 anni) e ha per lo più un esordio brusco, con la comparsa di alcuni sintomi tipici. La scarsità o l’assenza di insulina, che caratterizza la malattia, impedisce di utilizzare il glucosio, come fonte energetica. In questa situazione l’organismo è costretto a produrre energia in altri modi, principalmente attraverso il metabolismo dei grassi, che comporta la produzione dei cosiddetti corpi chetonici, e delle proteine. Il glucosio introdotto con l’alimentazione non viene utilizzato dalle cellule, si accumula nel sangue e viene eliminato dal corpo attraverso le urine, richiamando acqua. Si verifica, quindi, un aumento della quantità di urine, con conseguente aumento della sensazione di sete.
Altro sintomo tipico è il calo di peso, dovuto alla perdita di liquidi e all’aumentato consumo di grassi e proteine. In alcuni casi il sintomo di esordio della malattia è la ‘chetoacidosi diabetica’, ovvero un grave accumulo di corpi chetonici, responsabili di uno stato di acidosi, condizione di estrema gravità che può condurre fino al coma.
Il sospetto di diabete mellito tipo 1 è quindi legittimo in caso di comparsa di sintomi quali poliuria (aumento della quantità di urine), polidipsia (aumento del senso della sete), dimagramento (pur con aumento del senso della fame). Clinicamente il paziente generalmente è giovane (anche un bambino piccolo), magro, può avere familiarità per diabete o per malattie autoimmuni (ad esempio tiroidite di Hashimoto, celiachia, …) o può essere egli stesso affetto da malattie autoimmuni.

Il diabete tipo 2, invece, generalmente compare in età più avanzata (dopo i 40 anni) in modo subdolo, con un ritardo della diagnosi anche di diversi anni dalla comparsa dell’iperglicemia. Nella lunga fase in cui prevale l’insulino-resistenza e la produzione di insulina progressivamente si riduce, il paziente per lo più non ha sintomi. L’iperglicemia, tuttavia, può già iniziare a creare le complicanze di malattia.
È necessario, dunque, sospettare la presenza di diabete mellito 2 in caso di pazienti obesi o in sovrappeso, con uno stile di vita sedentario e spesso con alimentazione eccessiva (soprattutto di zuccheri e grassi). Frequente è, inoltre, la presenza di familiarità per obesità e diabete mellito.

Può capitare, poi, che la diagnosi venga fatta in occasione della comparsa di una complicanza di malattia, ad esempio un evento cardiovascolare, la comparsa di una ulcera a un piede (una ferita che non guarisce), il riscontro di proteine nelle urine, la comparsa di alterazioni dei nervi o degli occhi correlate al diabete. In alcuni casi, inoltre, la diagnosi è così tardiva che i livelli di glicemia salgono progressivamente al punto da determinare la comparsa dei sintomi (poliuria, polidipsia, calo ponderale) che generalmente caratterizzano l’insorgenza del diabete tipo 1.